sabato 15 giugno 2019

"Su Mazzolu" e la s'Accabadora

immagine di una Accabadora (dal museo etnologico sardo)

 S’accabadora era una donna che, chiamata dai familiari del malato terminale, provvedeva ad ucciderlo ponendo fine alle sue sofferenze.  "Sa femmina accabadora" arrivava nella casa del moribondo sempre di notte e, dopo aver fatto uscire i familiari che l’avevano chiamata, entrava nella stanza della morte: la porta si apriva e il moribondo, dal suo letto d’agonia, la vedeva entrare vestita di nero, con il viso coperto, e capiva che la sua sofferenza stava per finire. Il malato veniva soppresso con un cuscino, oppure la donna assestava il colpo di ”su mazzolu” provocandone la morte.
Quasi sempre il colpo era diretto alla fronte.
S’accabbadora andava via in punta di piedi, quasi avesse compiuto una missione, ed i familiari del malato le esprimevano profonda gratitudine per il servizio reso al loro congiunto offrendole prodotti della terra.
Il termine ”accabadora” viene dallo spagnolo ”acabar” che significa finire.







”Su mazzolu” era una sorta di bastone appositamente costruito da ramo di olivastro, lungo 40 centimetri e largo 20, con un manico che permette un’impugnatura sicura e precisa.

In Sardegna s’accabbadora ha esercitato fino a pochi decenni fa, gli ultimi episodi noti di ”accabadura” avvennero a Luras nel 1929 e a Orgosolo nel 1952. Oltre i casi documentati, moltissimi sono quelli affidati alla trasmissione orale e alle memorie di famiglia. 

La sua esistenza e’ sempre stata ritenuta un fatto naturale,come esisteva la levatrice che aiutava a nascere, esisteva s’accabadora che aiutava a morire. Anche se antropologi e studiosi affermano che probabilmente questa figura non è mai esistita, esistono testimonianze e "ricordi" che sembrano dimostrare il contrario.


Il pezzo che siamo riusciti a recuperare proviene da una collezione privata di un medico sardo. Su Mazzolu in questione è ricavato da un unico pezzo di legno (probabilmente un fico) ed è maneggevole e robusto al tempo stesso. Riporta incise tre tacche nella parte alta, probabilmente riferite al numero di vittime.