sabato 11 gennaio 2014

Maschera del dottore della Peste



 ref. n°3- scaffale n°3- settore A

Contenuto in una grossa cassa polverosa c'era un kit completo di un vecchio medico della peste. Maschera, occhiali di vetro, modello anatomico, una lente e alcune fialette e scatolette di vecchi medicinali.

L'uso di rudimentali maschere protettive è attestato a partire dal XIV secolo, quando i medici, durante le epidemie, iniziarono a indossare particolari maschere a forma di becco riempite di sostanze odorose. L'idea di un indumento completo fu proposta nel 1619  da Charles de Lorme che, oltre alla maschera, ideò una veste idrorepellente lunga fino ai piedi, comprensiva di guanti, scarpe, cappuccio ocappello a larghe tese.

La maschera era una sorta di respiratore: aveva due aperture per gli occhi coperte da lenti di vetro, due buchi per il naso e un grande becco ricurvo, all'interno del quale erano contenute diverse sostanze profumate (fiori secchi,timo, lavanda, foglie di menta, chiodi di garofano, aglio e, quasi sempre, spugne imbevute di aceto). Lo scopo della maschera era di tener lontani i cattivi odori, all'epoca ritenuti causa scatenante delle epidemie. Benché fosse inefficace, era una diffusa convinzione che le sostanze aromatiche contenute nel becco preservassero dai contagi. Come accessorio, inoltre, esisteva una speciale canna, che i medici utilizzavano per esaminare i pazienti senza toccarli, per tenere lontane le persone e per togliere i vestiti agli appestati.
 

Sul diario del professore è riportato in una nota che la maschera facente parte della sua collezione sarebbe stata l'ultima prodotta e, che secondo alcuni testi ed alcune leggende, renderebbe chi la indossa immune ad ogni malattia conosciuta.